Dopo tre decenni, la Sparkasse Arena di Bolzano si prepara ad ospitare un nuovo Campionato IIHF. Inaugurata nel 1993 in occasione del 58° Mondiale di Hockey su Ghiaccio, l’Arena ospita l’evento del 1994, condiviso con Milano e Canazei, che assiste al piazzamento dell’Italia in sesta posizione nella prima divisione.
Dal 28 aprile al 4 maggio l’Italia accoglie i Mondiali IIHF di Hockey su Ghiaccio 2024, Divisione I, Gruppo A: Ungheria, Slovenia, Romania, Corea del Sud e Giappone si sfidano per guadagnarsi un posto ai Mondiali IIHF di Hockey su Ghiaccio 2025 in Svezia e Danimarca.
Mondiale di Hockey su ghiaccio: un viaggio attraverso gli anni.
Il Campionato Mondiale di Hockey su Ghiaccio è un torneo internazionale annuale, organizzato dalla Federazione Internazionale di Hockey su Ghiaccio (IIHF). Di seguito alcune tappe fondamentali della sua storia:
Fondazione (1920): il torneo, tenutosi durante le Olimpiadi estive del 1920, è riconosciuto come il primo Campionato Mondiale di Hockey su Ghiaccio.
Primi anni: nel 1930 si tiene, come evento individuale, il primo Campionato Mondiale, che vede la partecipazione di dodici nazioni. L’anno successivo dieci squadre giocano una serie di turni di qualificazione in formato round-robin (tipologia di torneo in cui ogni squadra affronta le altre partecipanti, e la classifica tiene conto di tutti gli incontri) per determinare quali nazioni possano partecipare al turno delle medaglie.
Sviluppo e cambiamenti: con la crescita dell’IIHF, più squadre iniziano a partecipare ai Campionati Mondiali, quindi vengono introdotti più gruppi, in seguito rinominati divisioni. Il formato moderno per il Campionato Mondiale prevede 16 squadre nel gruppo del campionato, 12 squadre in Divisione I, 12 squadre in Divisione II e 12 squadre in Divisione III.
Nel corso degli anni, il torneo subisce diversi cambiamenti per quanto riguarda le regole.
Il primo riferimento è al body-checking: termine utilizzato per indicare qualsiasi tipo di controllo esercitato mediante contatto fisico. Strettamente regolamentato in tutte le categorie, rappresenta la principale fonte di infortuni nel mondo dell’hockey. Non è di solito permesso nei campionati giovanili, mentre diventa essenziale nei tornei di livello superiore, fino all’hockey professionale e agonistico.
Nel 1969 viene permesso il body-checking in tutte e tre le zone del campo da gioco.
Il secondo riferimento è ai caschi e alle maschere dei portieri, che diventano obbligatori nei primi anni ’70.
Infine nel 1992 l’IIHF inizia a utilizzare gli shootout, che vengono assegnati quando il difensore finale commette un fallo contro l’avversario che ha il controllo del dischetto.
Dilettantismo e professionismo: dalle Olimpiadi del 1920 ai Campionati Mondiali del 1976, solo gli atleti “dilettanti” sono ammessi a competere nel torneo di hockey su ghiaccio. Ne consegue che i giocatori della National Hockey League e delle leghe minori senior non possano partecipare. Diversamente, l’Unione Sovietica schiera giocatori professionisti a tempo pieno, presentandoli come lavoratori regolari di aziende aeronautiche o di trattori che sponsorizzano le cosiddette squadre sportive sociali amatoriali. Si tratta in realtà dei migliori atleti sovietici, che possono dedicarsi a tempo pieno all’hockey pur mantenendo formalmente un impiego in tali aziende. Questa disparità di condizioni rende impari la competizione tra l’Unione Sovietica e i Paesi che portano a competere veri dilettanti.
Oggi, il Campionato Mondiale di Hockey su Ghiaccio è uno degli eventi sportivi più attesi dell’anno, con squadre provenienti da ogni Paese in competizione per il titolo di campioni del mondo.
La squadra italiana di hockey su ghiaccio vanta una lunga storia di partecipazione ai Campionati Mondiali. Raggiunge svariati successi, tra cui la promozione al Gruppo A nel 1981 e nel 1992. Compete con passione e determinazione, rappresentando l’Italia sul palcoscenico mondiale.