venerdì 18 ottobre ore 18.00
ultimamusica: Sintonizzati sull’universo
come le scoperte di Marconi (e quello che non sapeva) hanno cambiato la scienza e la musica
narrazione di In.Nova Fert
con Giovanni Gandolfi astrofisico
Rebecca Roda oboe
Marco Bonato clarinetto
Elisabeth Reolid Felipe viola
Marco Pedrazzi pianoforte
Alla fine del XIX secolo l’umanità varcò una soglia rivoluzionaria: l’avvento delle onde radio.
Conosciamo tutti la storia: Guglielmo Marconi ed altri scienziati suoi contemporanei rivoluzionarono con le loro intuizioni il mondo delle comunicazioni.
Ma ciò che non tutto sanno è che le scoperte di quel periodo cambiarono sia la terra che il cielo, fornendoci delle nuove lenti per vedere e conoscere l’Universo.
Stelle che nascono o che muoiono, potenti buchi neri al centro di galassie lontane: il cosmo emette una grande quantità di onde radio e ci “parla” attraverso di esse.
E proprio grazie ai radiotelescopi l’Universo si mostra a noi in una veste completamente diversa da ciò che possiamo vedere con i nostri semplici occhi.
In questa serata l’astrofisico Giovanni Gandolfi ci mostrerà come la storia di Guglielmo Marconi si sia intrecciata con la vita delle scienziate e degli scienziati che hanno usato le onde radio per cambiare ciò che sappiamo sull’Universo: dalla scoperta delle pulsar a quella della materia oscura, dagli echi del Big Bang alla prima immagine di un buco nero ottenuta nel 2019.
Viaggeremo nel cosmo guardandolo con occhi diversi, quelli della radioastronomia e scopriremo quali sono le nuove, emozionanti domande a cui questo campo vuole dare una risposta.
Domande che però affondano le radici in riflessioni antichissime che da sempre hanno eccitato l’immaginazione di artisti, scienziati e filosofi.
Come Pitagora che nel V sec. a.C. teorizzò che nello spazio vi fosse un suono continuo impercettibile all’orecchio umano…
Chissà cosa avrebbe detto se fosse venuto a sapere che esiste davvero un “rumore di fondo” che attraversa l’Universo.
O Franchino Gaffurio, che nel Practica Musice poneva i pianeti attorno ad un’ipotetica corda musicale accordata da una mano divina. O ancora Keplero che nell’Harmonices Mundi – trattato fondativo della moderna cosmologia – trattò la Musica delle Sfere celesti descrivendo sul pentagramma addirittura le melodie prodotte dal movimento dei vari pianeti.
Per questo, gli interventi musicali a cura di In.Nova Fert partiranno davvero dall’inizio: dalle radiazioni cosmiche che la NASA ha raccolto e tradotto in suoni, passando ai documenti conservati presso il Museo della Musica, fino al Futurismo, esperienza artistica novecentesca che alla sperimentazione sonora diede massima importanza e che alla Radio (o meglio alla Radia) marconiana dedicò uno dei suoi più importanti manifesti.
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